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AngeLed

La lampada angelo custode…… Lampada ecocompatibile, realizzata con materiale di riciclo, con batteria ricaricabile, ed illuminazione a led.

AngeLed è una lampada che può essere portata ovunque perché funziona a batteria ricaricabile; è utile quando va via la luce. Ha un’autonomia di otto ore, e può essere ricaricata attraverso una normale presa di corrente. Ha un’intensità luminosa regolabile. Disponibile in vari colori è realizzata con materiale riciclato. Utilizzabile in giardino per cene romantiche, come segna passo, per leggere a letto o per illuminare il gioco dei bambini sotto le coperte; ovunque sia necessario far luce e non sia presente una presa di corrente.

“AngeLed ….. la lampada angelo custode”

Arch. Silvia Giannoni

AngeLed

AngeLed

AngeLed

AngeLed

Contesteco

http://www.centocortimillescatti.it/le-opere-2016/eco-creazioni-professionisti/49-arch-silvia-giannoni-angeled

Opus-RE: RIUTILIZZO CREATIVO DI SCARTI/SOTTOPRODOTTI/PRODOTTI FALLATI

Opus-RE è un progetto imprenditoriale che è stato preincubato presso l'incubatore d'impresa del Comune di Firenze, e presentato nella sezione progetti dell'edizione 2007 del "Premio Vespucci". Opus-RE si propone di creare varie linee di oggetti di design nati dal riutilizzo di scarti di produzione/rifiuti/sottoprodotti.

Il concept si basa sulla visione di un design sostenibile. E’ un processo creativo induttivo, che muove dal particolare per arrivare ad un’applicazione generale, contrariamente al design tradizionale, di tipo deduttivo.

Gli oggetti realizzati, originali ed unici nel design, hanno un prezzo estremamente concorrenziale poiché la materia prima, il rifiuto/scarto, ha costo pressoché nullo. Sono oggetti ibridi, che oscillano tra arte e design. Il progetto coinvolge tutti i produttori di rifiuti, sia che essi siano imprese, ditte ecc. o privati cittadini. Molte sono le analogie con il "ready made" di Duchamp e la pop-art, nel senso di arte di massa, prodotta in serie, in questo caso gli scarti della società dei consumi vengono ripensati ed elevati ad oggetti destinati alla vendita. Il messaggio veicolato però è completamente diverso. Tramite l'acquisto dell'oggetto nato dal riutilizzo, le persone vengono sensibilizzate ad un “comprare” più consapevole, contribuendo materialmente ad alleggerire la società dai rifiuti, a rispettare l'ambiente in accordo con l'attività produttiva. Il ciclo di vita dello scarto viene notevolmente allungato e si crea un’alternativa al riciclo che comporta elevati costi economici ed ambientali. Ripensare ciò che comunemente viene considerato uno scarto, mediante un valore aggiunto, dato soprattutto dalla creatività, dalla ricerca e dall'invenzione, trasformandolo in un oggetto nuovo, è un messaggio contenente valori altamente simbolici-educativi, e dovrebbe permeare tutti gli ambienti di vita soprattutto quelli dei bambini; l'adulto impara così fin da piccolo, giocando, a sviluppare il rispetto per l'ambiente e la coscienza del recupero e del riutilizzo.

In quest’ottica il ruolo del designer acquista una valenza sociale, poiché attraverso la creatività in termini di problem solving contribuisce a fornire delle alternative al fine di ridurre l’impatto ecologico delle materie prime seconde e degli scarti produttivi.

“Non invadiamo il mondo con nuovi oggetti ma riutilizziamo quelli già esistenti”

Arch. Silvia Giannoni

Mostre:

-Mostra tra passato e futuro: METAMORFOSI ALTERNATIVE Evento promosso e organizzato da Amaranto srl Via dello Studio, 8 Firenze nell'ambito del Programma Off dell'evento Eredità delle donne;

-Mostra "Arte Singolare Femminile" a Palazzo Medici Riccardi Firenze;

-Contesteco Roma;

-IV edizione mostra Concorso Internazionale "Arti Visive-Omaggio a Gino Severini, mostra nel Museo di Lucingano;

-Mostra Art Expo Roma presso Galleria Domus Romana Roma;

-Mostra SHIFT Denver New Mexico;

-"RICICLARTI" Cantiere Arte Ambiente Padova . Il comitato di selezione composto da Saverio Simi De Burgis, professore di Arte Contemporanea presso l'Accademia di Venezia, Chiara Barbieri, responsabile Progetti Speciali presso la Collezione Peggy Guggenheim e Natasha Bordiglia , curatrice di eventi sul contemporaneo, hanno selezionato la lampada "La Rochette" per la mostra.

-Mostra "ScArti in mostra Carcere Borbonico Avellino;

-Limonaia Villa Vogel Q4 Firenze;

-Archivio di Stato, Palazzo del Senato, Via Senato, 10 Milano.

-BECA Gallery New Orleans US;

-TERRA FUTURA Padiglione Cavaniglia stand A10 Firenze;

-Premio Vespucci.

La linea "Ri-LUCE"

E' una linea di lampade nate dal riutilizzo creativo di scarti/rifiuti; rocchetti tessili, fari di auto, cucchiai e cucchiaini fallati, contenitori di bagnoschiuma e shampoo, ecc. vengono decontestualizzati e ripensati, in maniera creativa, per acquistare una nuova funzione tornando "nuovamente alla luce" con nuovo aspetto e nuove funzioni. Appartengono a questa linea le lampade registrate all'ufficio marchi e brevetti: "La Rochette", "Medusa", "Smile", "Flow-light", "Faro-light", Let's Rock", "Botlamp", ecc.

I.car.o.. (2010)

I.car.o.. (2010)

Un faro di auto racchiuso in una teca come fosse una reliquia. Nel titolo la spiegazione dell'opera; una doppia metafora corrispondente a due messaggi: uno è il riferimento al mito di Icaro sempre attuale; alludendo alla volontà dell'uomo a spingersi troppo oltre le sue possibilità sfidando le forze della natura con tragiche conseguenze; l'altra "I.car.o" che tradotta dall'inglese significa "Io l'auto oppure.." allude alla tendenza caratteristica di molti individui ad identificarsi con la propria auto, che diventa lo "status symbol" per eccellenza in una società dell'apparire più che dell'essere.

La critica è rivolta al modo in cui l'uomo utilizza il frutto del suo ingegno. Ma la speranza sta nelle possibili alternative rappresentate dall"oppure", nel titolo, e dal fatto che l'opera si illumini.

RIB (2010)

RIB (2010)

La linea "+X-" ("più per meno")

"+X-" è una linea di oggetti trasformabili e multifunzionali per soddisfare le mutevoli esigenze del potenziale fruitore. Appartengono a questa linea la lampada "applique opplà"dotata di paralume che può schermare la luce a seconda delle necessità del fruitore, il "postertube" e la sedia "onivades" che si trasforma in tavolino, registrata all'ufficio marchi e brevetti.

("Più per meno" è una parafrasi "creativa" della famosa frase "Less is more" del grande Architetto Mies van der Rohe.)

Poster-Tube

Poster-Tube
Tubo porta disegni in plastica riciclata

Applique-opplà

Applique-opplà
E' un applique con paralume a dischi concentrici in plastica riciclata che modulano l'intensità della luce

La linea "V.I.T"

"V.I.T" è una linea di oggetti nati dal riutilizzo creativo di scarti o rifiuti "celebri". Ancora in fase di prototipazione.

(V.I.T sta per "Very Important Trash")

"EMERGENZE FEMMINILI" di Silvia Giannoni vince il Concorso "Artemisia Gentileschi"

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2012/03/10/foto/artemisia_l_arte_delle_donne_a_palazzo_medici_riccardi-31323809/1/


http://247.libero.it/rfocus/14394288/1/arte-silvia-giannoni-la-vincitrice-del-concorso-artemisia-gentileschi/


http://www.piazzadellenotizie.it/blog/arte-silvia-giannoni-si-aggiudica-il-premio-artemisia-gentileschi-in-occasione-della-festa-della-donna/

"EMERGENZE FEMMINILI"

"EMERGENZE FEMMINILI"

“EMERGENZE FEMMINILI”

L’opera è stata ideata e realizzata per il Concorso d’arte “Artemisia Gentileshi” “Arte: Singolare, Femminile” indetto dalla Provincia di Firenze nel 2011. E’ dedicata a tutte le donne. I pannelli sono concepiti come pagine di un libro all’interno delle quali ogni donna racconta la sua vicenda allo spettatore, rendendolo partecipe, coinvolgendolo e creando uno stato di sentimento condiviso. Lo spettatore deve solo saper ascoltare.

E’ un’opera incompiuta, ed in continuo divenire; un racconto aperto a nuove storie di donne mediante la realizzazione di altri pannelli.

L’opera è disposta a croce per richiamare il tema del sacrificio e della sofferenza dell’essere donna. Al centro della croce l’origine, la dicotomia ed il dualismo; la Madonna ed Eva, simboli di santità l’una, di peccato, l’altra. Nella storia la donna è stata giudicata santa, obbligata alla castità, oppure strega, bruciata viva. Il sesso come unico metro di giudizio. In alcune società la donna è ancora oggi vittima di pregiudizi celati dietro ad alibi religiosi, sociali, di costume, ecc. tali da impedirle di mostrare il proprio volto, di guidare un’auto, di istruirsi, di rifiutare un pretendente, di potersi esprimere liberamente; società nelle quali la donna è considerata un essere inferiore solo perché è donna.

Mentre nelle società così dette “evolute” apparentemente sembra che la donna si sia liberata dai pregiudizi, ma di fatto non è così. Talvolta è vista come oggetto di consumo, che non può permettersi di invecchiare, che deve restare per sempre in forma, giovane e bella contro natura. Deve sapersi trasformare come un vestito quando cambia la moda, cambiando i propri colori e cucendosi addosso protesi al silicone per soddisfare i mutevoli canoni estetici del momento. Il tutto per il bisogno di accettarsi e di sentirsi accettata e considerata, disorientata da una società che sacrifica i valori dell’interiorità all’apparenza. A volte costretta a rinunciare alla famiglia per il lavoro o viceversa. Ancora oggi vittima di violenza e femminicidio.

TRIENNALE DEGLI ARCHITETTI : ALLESTIMENTO LUNGO L'ASSE TRAMVIARIO V.LE TALENTI (linea 1)

“ MEGLIO SCAMBIARE”

Il tema dell’edizione 2009 della Triennale degli Architetti è l’S.O.S (Segni Ordine Spazio); il segnale che viene lanciato dai luoghi della città che presentano delle emergenze, e rappresentano delle occasioni per un dialogo sui temi della città. In quest'ottica è stato previsto l’allestimento lungo l’asse tranviario con la volontà di astenersi dal partecipare al dibattito sul si o sul no della tramvia; la linea 1 è ormai una realtà e come tale è stata affrontata ascoltando ed osservando i segnali derivanti dal genius loci e dai suoi fruitori.

Attraverso lo stendardo posto su V.le Talenti, nei pressi di Piazza Paolo Uccello la tramvia è stata vista, come “potenziale” occasione di mobilità sostenibile, di riqualificazione urbana, di riduzione del traffico veicolare, ecc. L’asse tranviario è stato concepito come parte di un più ampio sistema di mobilità su scale diverse, basato sul concetto di trasporto intermodale, cioè effettuato con l’ausilio di una combinazione di mezzi di trasporto differenti. Da qui nasce il titolo dell’allestimento: “Meglio scambiare”, che da un lato allude ai binari della tramvia, e dall’altro segnala la necessità di utilizzare mezzi di trasporto alternativi all’auto al fine di alleggerire la città dal traffico e dallo smog. Questo è riassunto in maniera semplificata nelle immagini contenute nello stendardo posto in P.zza Batoni che allude ad una mobilità sostenibile mediante un sistema organizzato di scambiatori e ad un potenziamento qualitativo e quantitativo dei mezzi per utilizzarli (parcheggi, piste ciclabili, marciapiedi, servizi di bike-sharing, servizi di trasporto pubblico, ecc). Si è riscontrata la necessità di una maggior sicurezza per i pedoni in corrispondenza di alcuni attraversamenti pedonali particolarmente pericolosi. Ne sono stati segnalati due con lo stendardo “Attenzione attraversamento pedonale”: uno nei pressi di P.zza Paolo Uccello, visibile da Via dei Vanni , l’altro in corrispondenza di P.zza Gaddi all’imbocco del L.no del Pignone. Lo stendardo: “No parking? Non parti” pone l'accento sulla necessità di parcheggi scambiatori per intercettare i flussi su gomma prima dell’ingresso in città. In particolare si è individuata un’area strategica di intercettazione in corrispondenza della rotonda, crocevia della strada di grande comunicazione Fi-Pi-Li, di V.le Talenti, di Via G. Battista Foggian, di V.le Etruria e di Via Antonio Canova. Una vera e propria “porta urbana”, potenziale nodo di interscambio auto, tramvia/mezzi pubblici, bici, e potenziale fulcro di architettura urbana, che invece, allo stato attuale, non presenta alcun carattere significativo. Qui si è scelto di posizionare due stendardi. Il primo rivolto nel senso di marcia di ingresso alla città che richiama, con significato opposto, l’anafora che Dante rivolge alla porta dell’Inferno, chiudendo con il verso: “lasciate l’auto voi ch’entrate…”. Il secondo nel senso di marcia verso la Fi-Pi.Li che, ricordando un transito veicolare di 21.000 mezzi il giorno, annuncia: ”A.A.A Parcheggi cercasi”. Altri sono i “non-luoghi” lungo il tracciato, potenziali occasioni di architettura urbana; ne sono stati segnalati due con lo stendardo “S.O.S Riqualificazione urbana”: uno in P.zza Batoni, nell’area dell’ex vivaio, l’altro nell’area vuota sotto la Montagnola. Nell’allestimento è stato privilegiando il codice verbale desunto dal linguaggio pubblicitario poiché risulta quello più adatto a trasmettere segnalazioni in modo efficace e sintetico, ed a coinvolgere tutti i destinatari della comunicazione sociale. L’allestimento, nell’ottica più ampia della Triennale, vuole essere un’occasione di segnalazione e scambio rivolto a tutte le parti coinvolte nell’attuale stile di vita urbano. A tal fine è stato predisposto un apposito stendardo con scritto: “Carta bianca sulla città. segreteria@triennalearchitettifirenze.it”. A tale indirizzo mail potranno essere inviati commenti, idee, segnalazioni e quanto altro si ritenga utile comunicare allo scopo di instaurare un dialogo sulla città.


T.R.A.M.V.I.A

MEGLIO SCAMBIARE

NO PARKING?!

PORTA URBANA?!

PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE URBANA P.ZZA PAOLO UCCELLO

PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE URBANA P.ZZA PAOLO UCCELLO

Relazione Progetto riqualificazione urbana P.zza Paolo Uccello

INTRODUZIONE

La mobilità è diventata oggi una delle esigenze primarie della contemporaneità ed ha portato alla moltiplicazione delle infrastrutture, necessarie a supportare la crescita dei mezzi di trasporto. Le infrastrutture diventano l'elemento cardine della progettazione urbana e se da un lato rendono possibile la connessione tra sistemi lontani fisicamente, dall'altro creano la separazione di tessuti urbani fisicamente vicini e nati come unici. Questa separazione genera vuoti urbani che spesso contribuiscono ad alimentare il degrado. Sono spazi interstiziali di risulta, difficili da gestire, poiché presentano diverse scale, gradi e velocità di fruizione. Proprio questi “non luoghi” sono delle occasioni potenziali per strutturare nuove relazioni, per “ricucire” il rapporto tra le infrastrutture e gli insediamenti.

IL QUARTIERE DEL PIGNONE

Un caso emblematico è rappresentato dal quartiere del Pignone e da Piazza Paolo Uccello, oggetto del progetto. Il quartiere trae il suo nome dall'attività portuale che vi si svolgeva in origine. Era caratterizzato, infatti, da cinque pontili con altrettante “ grandi pigne” di forma conica troncata, dove venivano legati i navicelli che attraccavano per il carico e lo scarico delle merci. In epoca successiva, al tempo dei Granduchi di Lorena, il quartiere abbandonò l'originaria caratteristica portuale per trasformarsi progressivamente nella prima zona industriale della città: vennero costruite le prime fonderie e sorse nello stesso tempo il primo nucleo di abitazioni per i lavoratori, costruito lungo tre strade parallele (attuali via del Pignone, via Bandinelli e via dei Vanni). Un quartiere denso di attività sociale che sta subendo, da diversi anni, molti disagi legati alla mobilità, con particolare riferimento a P.zza Gaddi che rappresenta ad oggi il centro nevralgico del traffico veicolare cui si aggiunge un elevato carico inquinante anche dal punto di vista acustico. La tramvia ha grandi potenzialità ancora in nuce che devono essere sviluppate, soprattutto attraverso lo sviluppo di un sistema intermodale, di un sistema della sosta e di parcheggi scambiatori.

IL METODO

Proprio alla luce di questa situazione complessa ogni singolo intervento previsto dal progetto relativo a Piazza Paolo Uccello è stato studiato ed inserito in una visione sistemica più ampia. Si è considerato un “sistema mobilità” che ha implicato a sua volta dei sottosistemi: di mobilità pedonale, ciclabile, veicolare su gomme o su rotaie, pubblico o privato, ecc. Vista la forte presenza di infrastutture, l'approccio è stato di tipo transcalare, in base al tipo di fenomeno che si è andati a considerare nell'analizzare un determinato aspetto sociale e urbano, e degli ambiti di conseguenze che questo esercita. Sono state individuate le varie scale: di quartiere, urbana, extraurbana, ecc, con le conseguenti tipologie di fruizione e le esigenze ad esse legate. Il progetto nasce traendo spunto dalle vocazioni del contesto e considerando “il cosa” i fruitori avrebbero voluto vivere in questa esperienza urbana, indagando poi sul “come” ,“dove” e “ quando”.

IL PROGETTO

La nuova sistemazione della viabilità, il disegno della tramvia, i percorsi pedonali e ciclabili hanno snaturato la Piazza Paolo Uccello riducendola ad un semplice snodo urbanistico, una zona di passaggio in cui gli spazi dove sostare sono delle “aiuole”, frammentate e slegate dal contesto urbano all'interno del quale sono inserite.

Questo sito ha una forte vocazione ad essere uno spazio “nodale” che insiste sull'intersezione di importanti “sistemi urbani” ( il centro città, le Cascine, ecc) in particolare potrebbe essere una vera e propria “porta delle Cascine”, fornendo un'occasione di riqualificazione su diverse scale di fruizione mediante l'impiego del trasporto intermodale. In quest'ottica il progetto nasce dall'analisi delle possibili modalità di fruizione correlate alle diverse scale, creando degli scenari di vita urbana per viaggiatori nomadi o stanziali, a cui corrispondono rispettivamente una fruizione “fast” o “slow”.

Obiettivo del progetto è riqualificare il ruolo della Piazza intesa come “vuoto urbano” e “pieno relazionale”, una dilatazione morfologica degli ambiti di fruizione che ridefinisce l'invaso “piazza” attraverso la sua saldatura con il sistema nevralgico della mobilità, invertendo i ruoli che avevano snaturato il concetto stesso di piazza urbana. La Piazza su scala di fruizione di quartiere viene concepita come “soggiorno collettivo all'aperto” entro cui dar rilievo alla vita del quartiere. Su scala di fruizione urbana ed extraurbana come luogo di sosta ed intrattenimento in attesa dell'arrivo della tramvia o come “scambiatore intermodale” per raggiungere a piedi o in bicicletta altri luoghi limitrofi, come ad esempio le Cascine. E’ presente poi un’evento urbano con potere di ”attrazione transcalare”; il "giardino ecosostenibile" di cui si parlerà più avanti. Si prevede inoltre di localizzare un servizio di bike sharing dove poter noleggiare biciclette normali ed elettriche. Ovviamente il servizio deve essere concepito a livello di sistema, individuando altri punti di distribuzione nella città presso i quali, attraverso una card elettronica, è possibile prelevare una bicicletta. La consegna della bicicletta potrà avvenire in un punto diverso da quello dove è stata presa, proprio per creare un sistema intermodale che fornisca un mezzo alternativo all'auto e per questo più veloce, non inquinante e senza problemi di parcheggio. Questo ha come diretta conseguenza la realizzazione di un valido sistema di piste ciclabili che colleghi i punti strategici della città.

Il sistema di viabilità pedonale non risulta di fatto avere la precedenza su quella veicolare in corrispondenza degli attraversamenti pedonali non regolati da impianti semaforici; sono presenti vari attraversamenti critici in particolare quello sul Lungarno del Pignone, quelli in corrispondenza di P.zza Paolo Uccello su Via dei Vanni e su Via del Pignoncino.

Risulta pertanto necessario predisporre attraversamenti pedonali rialzati al fine di garantire una maggior sicurezza ai pedoni. In seguito all'analisi dei flussi pedonali il progetto prevede un nuovo attraversamento pedonale in corrispondenza del dell'imbocco al sottopassaggio di Via dei Vanni.

Il sistema della sosta veicolare è critico; manca un parcheggio scambiatore e molti posteggi sono stati eliminati in seguito ai lavori della tramvia. Il progetto prevede la realizzazione di una fila di n°8 posteggi posti a 60° disposti perpendicolarmente all'imbocco di via Baccio Bandinelli. E' prevista anche la realizzazione di un piccolo parcheggio scambiatore per biciclette e motorini .

Gli spazi utilizzabili per la riqualificazione sono nello stato attuale dei semplici ritagli risultanti dal disegno della mobilità, frammentati e sconnessi tra loro.

Il progetto, partendo dall'infrastruttura pensata come manufatto architettonico e nello specifico, principio generatore, mira, mediante la dissolvenza incrociata, e l’individuazione delle direttrici a riconnettere le cesure più o meno lunghe nella narrazione urbana per far interagire i frammenti come parti di un'unità.

Tra la parte centrale della piazza Paolo Uccello e la piazza-giardino su L.no del Pignone, è stato previsto un collegamento in quota attraverso una passerella, per permettere da un lato una fruizione più fluida e sicura per i pedoni evitando gli attraversamenti pedonali e dall'altro per ricollegare due parti frammentate dalla strada. Dove non è stato possibile creare un collegamento fisico, a causa della presenza di infrastrutture, sono state pensate connessioni tematiche; la scelta dei materiali, i colori, il disegno della pavimentazione, la tipologia e la disposizione del verde, ecc. permettono la riunificazione delle aree intercluse prodotte dalle strade e costituiscono dei rimandi al contesto; elementi semantici, elementi di orientamento che soddisfano la necessità di riferimenti e di unità urbana. I ricorsi trasversali, inseriti nelle pavimentazioni sono delle direttrici che amplificano e rinsaldano i vari spazi frammentati come un “filo” che ricuce uno strappo su un tessuto.

La Piazza si sviluppa attraverso una sequenza di spazi pubblici su una rarefazione delle funzioni e fruizioni in senso trasversale; spazi ora sistemati a verde come nella piazza-giardino su Via del Sansovino, destinata a luogo per la sosta e la socialità, ora a giardino per bambini attrezzato con giochi istruttivi, ideati appositamente per questo luogo, verso la passerella delle Cascine.

Questi luoghi di incontro ed aggregazione, di gioco istruttivo, di sosta e relax potranno così acquisire un'identità finora sconosciuta, nell'ottica di realizzare un meccanismo virtuoso che generi nuove funzioni e rivitalizzi lo spazio pubblico, attualmente mortificato dalla forte cesura costituita dagli assi di viabilità. La pavimentazione a brecciolino è un richiamo al paesaggio naturale delle vicine Cascine e gli inserti trasversali diventano direttrici, linee generatrici di luoghi di sosta (panchine) e di verde (piccole aiuole di piante officinali disposte a scacchiera) ed accompagnano il flusso dei pedoni verso il giardino per bambini. L'aiuola, caratterizzata da monoliti in marmo, scarti di produzione, sottolinea il confine tra i due temi.

Qui come nelle altre due aiuole, poste ai due lati dell'imbocco del sottopasso da Via dei Vanni, Via del Sansovino lo scarto di produzione viene elevato ad arte e diventa scultura. La tesi consiste nel dimostrare che gli scarti possono essere reinterpretati come arte e diventare elementi di riqualificazione e di orientamento urbano e percettivo. Eventi sorpresa, metafore di un messaggio di ecosostenibilità ed allo stesso tempo di un messaggio pubblicitario per le

Aziende fornitrici degli scarti. Occasione di interazione e dialogo sociale tra le persone e tra le persone e la città attraverso la funzione comunicativa propria dell'arte e dell'architettura.

Il passo successivo nel concetto di interazione e comunicazione tra individuo e ambiente viene approfondito nell'area su Via Baccio Bandinelli. L'idea è recuperare quest'area dismessa attuando un processo di progettazione partecipata volta alla collaborazione ed alla sinergia tra i diversi soggetti territoriali interessati (le scuole, i cittadini, le Istituzioni, ecc) allo scopo di garantire una partecipazione reale ed attiva di tutti, consentendo l'espressione libera delle opinioni affinché i cittadini si riapproprino della città partecipando direttamente alle sue trasformazioni. Un giardino dove promuovere attività ecosostenibili, con laboratori creativi dove poter riutilizzare rifiuti e scarti, scambiare oggetti usati invece di gettarli, con la collaborazione delle imprese che vorranno mettere a disposizione gli scarti e le rimanenze della loro produzione.

Un progetto che rimanda al sociale e all'urbano secondo il principio centrale sottostante il pensiero sistemico che la città influenza il comportamento umano.

Arch. Silvia Giannoni

"PAROLE COME IL VENTO....." Progetto per un ristorante con caratteristiche acustiche ottimali


Ristorante con caratteristiche acustiche ottimali. In collaborazione con Geom. Gianluca Pasquini e Geom. Luigi Bruno.

"PAROLE COME IL VENTO....." Progetto per un ristorante con caratteristiche acustiche ottimali

IV° posto con segnalazione al "Concorso per un ristorante con caratteristiche acustiche ottimali" - Lions Club e Ordini degli Architetti e degli ingegneri di Brescia.

Il progetto del ristorante si propone di realizzare un ambiente ibrido, uno spazio dinamico e interattivo. Macrocosmo che racchiude in sé vari microcosmi di intimità, all'interno dei quali, "le parole come il vento", gonfiano le vele e accompagnano i commensali nel "viaggio" tra i piaceri della tavola e della compagnia. La sala ristorante può servire a cerimonie, conferenze, e manifestazioni. Nel caso in cui sia necessario attenuare il rumore tra i tavoli o creare più intimità è stato pensato, per ogni tavolo, un sistema, ancorato a soffitto, composto da due elementi a forma di vela che viene all'occorrenza calato a terra a creare dei separe', fonoassorbenti e fonoisolanti. Inoltre, le vele possono ruotare intorno ad un perno centrale in maniera da posizionarsi dove necessario per ridurre il disturbo tra i tavoli. La sala è composta da un palco, leggermente rialzato, per conferenze e proiezioni, con locali di servizio, è stata dimensionata per circa 120 persone e prevede prevalentemente tavoli singoli di forma quadrata che possono essere uniti per ospitare più persone. I servizi e la cucina sono stati posizionati in fondo alla sala. Sono previste due fasce di servizi; la prima fascia, da cui si accede direttamente dalla sala, previo passaggio attraverso un filtro distributivo, raccoglie i servizi per i clienti, la seconda fascia raccoglie i servizi per il personale, gli spogliatoi, i depositi, ecc. A questi si accede mediante un disimpegno accanto alla cucina. Per i locali a servizio del personale è previsto un accesso diretto dall'esterno in maniera tale da avere un ingresso separato da quello dei clienti ed un agevole carico e scarico delle merci. Lo schema compositivo del ristorante si basa sui flussi di fruizione. Si possono individuare due sistemi di flussi principali che si strutturano in percorsi ed attività. Il sistema dei flussi curvo attraversa longitudinalmente la sala dall'ingresso del ristorante, a destra, e si sviluppa tra i tavoli. ll sistema di flussi radiali attraversa la sala trasversalmente, partendo dal palco, passa la fascia dei tavoli inoltrandosi nelle due fasce dei servizi. Si viene a creare una dissolvenza incrociata sottolineata da fasce di funzioni e fruitori diversi. Queste scelte progettuali dipendono dalla volontà di creare un ordine ed una gerarchia tali da individuare la migliore collocazione delle varie attività limitando le interferenze tra le stesse. Per questi motivi l'ingresso è stato posto nella parte destra della sala mentre la cucina è ubicata in basso a destra in maniera tale che entrando i clienti possano vedere la cucina senza disturbare il servizio ai tavoli. Dal palco, centro-fulcro della scena non solo in senso concettuale ma anche compositivo e visivo, si domina interamente la sala; si vedono i tavolini e le vele ancorate al solaio a sbalzo sorretto da tiranti inclinati, che ricordano gli alberi delle navi ormeggiate al porto. Si capovolgono i ruoli, mentre di solito sono gli spettatori che assistono alla scena in questo caso è colui che sta sul palco che domina lo spazio e coglie a colpo d'occhio il tema del progetto. I tagli effettuati nel solaio a cui sono ancorate le vele lasciano intravedere i tiranti che stanno sopra, e proprio queste viste parziali invitano il fruitore a spostarsi verso il palco per vedere e comprendere l'ambiente in cui si trova. La scelta dei materiali è stata ispirata ancora una volta dal tema del mare. Il pavimento, in resina, nero lucido con tonalità cangianti richiama le profondità marine ed esalta, per contrasto, il bianco opaco delle vele. La parete che fa da sfondo alle vele è rivestita in listoni di teak. Accanto ai toni caldi del teak, legno marinaro per eccellenza, il grigio del cemento grezzo per le altre pareti smorza i toni ed evoca le spiagge di sabbia e roccia. I tiranti che sorreggono il solaio sono rivestiti con tubolari di ferro trattato con acido, in maniera tale da ottenere degli effetti cangianti sui toni del rosso, giallo e arancio. Il solaio ha una struttura in ferro con pannelli fonoassorbenti, è rivestito in cartongesso, e presenta tagli a forma di luna. In corrispondenza dei tagli ,nello spessore del solaio, sono previsti alloggiamenti per luci al neon. L'interior concept passa in secondo piano e diventa trasparente; le sedie sono in plexiglass , i tavoli in vetro, le fonti di luce artificiale sono nascoste. Mentre la luce naturale pervade la sala, scendendo zenitalmente.

Arch. Silvia Giannoni





CONCORSO DEISIGN 2010

CONCORSO DEISIGN 2010

CONCORSO DEISIGN 2010

Il calice e la patena sono stati concepiti come allegoria simbolica dell’Eucarestia.

La croce stilizzata del basamento, simbolo cristiano per eccellenza, attorciglia i suoi quattro bracci in ascesa al cielo nel compimento del sommo sacrificio di Cristo per la redenzione del mondo. Si celebra la transustanziazione (trasformazione della sostanza del pane e del vino nel vero Corpo e Sangue di Cristo) attraverso lo Spirito Santo, rappresentato dalla coppa sferica, la quale contiene il vino, sangue di Cristo, e sulla quale è poggiata la Patena con l’ostia, corpo di Cristo.

Lo stelo del calice è scavato. Al vuoto, inteso come assenza di materia, corrisponde il pieno dello spirito, in riferimento alla trascendenza ed all’immanenza divina. Cristo è presente attraverso il sacramento dell’Eucarestia. Il vuoto nel suo mistico silenzio spirituale accoglie il verbo e celebra il rito. Cristo è Parola vivente di Dio. Le iscrizioni sacre incise all’interno dello stelo nella parte cava evocano questa metafora. Qui si leggono le frasi: “in memoria” in ricordo della morte e della resurrezione di Cristo; “carne offerta per voi”. Il Calice e la Patena così concepiti vogliono celebrare i due aspetti fondanti il rito: la Liturgia Eucaristica e la Liturgia della Parola. La simbologia e la semantica del rito hanno dato direttamente forma al calice ed alla patena , secondo un processo creativo deduttivo, che crea l’oggetto partendo dal significato simbolico che esso stesso rappresenta. La scelta di utilizzare l’allegoria è dettata dal fatto che questa figura simbolica è stata largamente utilizzata dalla chiesa. I padri della chiesa dei primi secoli utilizzavano l’allegoria per far sì che il cristiano comprendesse il significato della Sacra Scrittura. Alla sfera dell’allegoria appartiene l’enigma, tipicamente usato nei discorsi sacrali, e crea un sistema di relazioni tra due mondi, uno letterale, l’altro che rappresenta il significato morale, teologico; stabilisce un legame tra il metafisico ed il fisico, tra il sacro ed il profano. Lo stile, moderno e scultoreo, rifugge dalla pomposità e dall’artificio della decorazione, in segno di purezza e semplicità; valori con i quali l’uomo si solleva dalle cose terrene ed aspira a Dio. I due aspetti salienti del calice sono il vuoto ed il dinamismo, intesi come trascendenza della corporeità al sacro, connubio tra la semantica di natura spirituale e mistica e l’espressione estetica-formale. Il materiale scelto per il calice è l’argento derivante dal greco αργός "splendente, candido, bianco", mentre quello scelto per la patena è l’oro per creare un contrasto cromatico

Arch. Silvia Giannoni

Un sentito ringraziamento a Don Elio Agostini parroco della Parrocchia BVM Madre delle Grazie - Isolotto ed a Don Piero Pilo della chiesa Cattolica Parrocchiale Buon Pastore di Scandicci in qualità di Consulenti liturgici.

"LA NUOVA PORTA DI SCANDICCI"Centro polifunzionale legato al tema culturale ed alla realtà virtuale

"LA NUOVA PORTA DI SCANDICCI"Centro polifunzionale legato al tema culturale ed alla realtà virtuale

"LA NUOVA PORTA DI SCANDICCI” Centro polifunzionale legato al tema culturale e alla realtà virtuale

Prima di arrivare all'elaborazione del progetto l'intera città di Scandicci è stata ripensata alla luce di un “modello strategico urbano”,attribuendo un ruolo ad ogni “sottosistema” avendone prima estrapolato le vocazioni. Il “modello” strategico è costituito da percorsi “simpatici” strutturati su tre diversi livelli di conoscenza ed esperienza, desunti dai bisogni e dai desideri dei potenziali fruitori. Condizione necessaria è che i livelli siano in relazione tra loro attraverso la promozione reciproca, e attraverso l’intervento pubblico e privato(sponsor). La tesi è rappresentata dalla convinzione che sia possibile recuperare la totalità del patrimonio urbanistico di Scandicci, anche la meno pregiata sotto il profilo artistico, e servirsene per costruire una compiuta e autentica forma urbana: un percorso fisico che diventa anche un percorso storico-culturale, una sequenza di piazze, strade ed edifici che sono anche una storia di simboli comunitari.Il tentativo da compiere, è di ripensare uno spazio fatto di elementi non eccezionali, ma allo stesso tempo come parte di un insieme e nella loro singolarità; da una parte, una visione globale, una logica di “sistema” da far valere come puntualità, e dall’altra una cura di particolari, nel riconoscimento dei singoli luoghi, dove tutti gli edifici stanno in relazione tra loro e con i restanti elementi urbani.

STRATEGIE PROGETTUALI

Nell’ottica urbana il progetto si pone come “cerniera fisica“ da un lato, in quanto ricuce il tessuto urbano, e dall’altro “porta virtuale”, cioè elemento che mette in relazione vari sistemi urbani promuovendoli. Ne deriva l’importanza della posizione strategica a margine della città, a ridosso del Viale Aldo Moro, per creare un “effetto soglia” che fornisca un’immagine caratterizzante ed immediata. La “nuova porta di Scandicci” rappresenta una “porta” sia in termini materiali in quanto è l’effettivo ingresso alla città, sia in termini immateriali in quanto, mediante la realtà virtuale, mette in comunicazione realtà diverse e permette al fruitore di viaggiare nello spazio fuori dal tempo.La tramvia, in questo senso, assume un ruolo importante; non è solo un elemento di collegamento fisico, ma rappresenta anche il viaggio culturale in quanto luogo di eventi , di relazioni, partecipa alla promozione e alla diffusione del tema culturale proposto dal progetto, creando un collegamento tematico tra Scandicci e Firenze.Il progetto consiste in un centro polifunzionale legato al tema terziario e culturale.La cultura viene qui interpretata alla luce delle nuove tecnologie multimediali, in particolare la realtà virtuale. Se da un lato Firenze rappresenta la cultura passata, dall’altro Scandicci potrebbe rappresentare la cultura del futuro.Questa analogia tematica non vuole creare contrasto , ma un rapporto biunivoco, fonte di reciproco arricchimento e promozione. La tecnologia non viene qui impiegata come mera espressione ludica, ma come strumento di apprendimento e di riflessione sulla società e sugli individui. L’azione nello spazio di tanti fruitori di realtà virtuale ha una forte componente coreografica e teatrale, e alcuni spazi interni sono stati pensati proprio per aumentare l’effetto corale, per rendere il fruitore protagonista dell’ambiente. Immaginiamo l’azione di tante persone che compiono movimenti coreografici in uno spazio disseminato di opere d’arte. Un “quadro animato”, una sorta di “teatro dell’arte” dove l’attore è il fruitore della realtà virtuale e lo spettatore è il fruitore della “realtà reale”. Per godere dello spettacolo è stato pensato un sistema di palchi a quote sfalsate in modo da affacciarsi l’uno sull’altro, collegati da un sistema di passeggiate in quota, costituito da rampe fino alla copertura, dalla quale si vede il Duomo di Firenze.Mediante un sistema di web-cam l’azione corale degli individui sarà trasmessa in tempo reale in internet ed in altri “edifici-porte” analoghi, ubicate in luoghi/città diversi. Il progetto si propone come palcoscenico per i fruitori, esaudendo il desiderio di apparire della massa, tipico della nostra società. Si vuol far riflettere sul fatto che “apparire” non significa “essere”, e l’apparenza conduce a conclusioni ingannevoli. Anche l’Architettura può e deve contribuire all’educazione, trasmettendo messaggi positivi; la strategia delle piccole cose permette di attuare le grandi trasformazioni a partire dai micro-sitemi, dagli “oggetti”, dai “prodotti” che ci circondano.L’edificio è stato pensato attraverso l’integrazione di due sistemi quello della “realtà materica” e quello della “realtà virtuale” attraverso l'universo artistico. L’ interno, si sviluppa sulla “dissolvenza incrociata” mediante la rarefazione spaziale e funzionale. Il livello interrato e seminterrato rappresentano le tradizioni; il livello 0.00 rappresenta la mediazione tra passato-presente e futuro, quest’ultimo è rappresentato dagli altri livelli. L’elemento osmotico è una presenza importante, e viene impiegato al confine tra interno ed esterno per sfumare l’effetto soglia. I temi della mobilità e del movimento caratterizzano gli ambienti interattivi animati da immagini in movimento e volumi spaziali mutevoli. Lo spazio è in continua evoluzione, con setti scorrevoli, ruotabili, orientabili per permettere una fruizione sempre diversa.Gli ambienti espositivi sono concepiti per soddisfare le esigenze del momento, in base all’esposizione che andranno ad ospitare. Il prospetto principale, su Viale Nenni, è concepito come un “episodio di arte urbana” a fruizione istantanea. Il Viale viene attraversato ad alta velocità per questo era necessario pensare ad un’immagine che potesse essere percepita a velocità sostenuta e potesse allo stesso tempo attrarre ed incuriosire, una sorta di “pubblicità” che promuovesse l’edificio. Si è pensato ad una parete vetrata non trasparente in modo da non avere una visione nitida dell’interno né dell’esterno. L’esterno viene così percepito dall’interno in maniera indefinita, sfuocata per aumentare l’effetto onirico. Invece dall’esterno le ombre dei fruitori interni vengono proiettate sulla parete, creando effetti di luce ed ombra, come sagome astratte che incuriosiscono l’osservatore. La parete è concepita come un piano osmotico che mette in comunicazione l’interno e l’esternob interpretandoli. Condizione necessaria affinché l’effetto funzioni è la presenza di persone, le quali, ancora una volta sono le protagoniste della scena architettonica e urbana, sono la linfa che fa vivere l’edificio e la città, sono i soggetti della progettazione urbana e architettonica.

Arch. Silvia Giannoni


Rendering a cura dell'Arch. Monica Mengoni






Sezione trasversale

Pianta livello 0.0

Visione interna edificio

Concorso Europan 7

Concorso Europan 7
Riqualificazione porzione urbana della città di Monza

Progetto di riqualificazione di una piazza

Progetto di riqualificazione di una piazza
Pianta

Progetto per un parco urbano

Progetto per un parco urbano
Tavola ad acquerello con ombre

Tavola di progetto quotata

Plastico di studio

Progetto per un centro espositivo

Progetto per un centro espositivo
Plastico di studio

plastico di studio

plastico di studio

mercoledì 2 ottobre 2019

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